VINCENZO
CERAMI - 1996
Comunicare ed esprimere
Un altro vocabolo fondamentale
per chi voglia scrivere su più tavoli è linguaggio. Lo
scrittore ha un'idea tutta sua del linguaggio, perché
lo associa solo ai processi creativi. Se dico: "Quella è
una casa", do una semplice informazione. Se invece dico: "Là
dentro mangio, dormo, cresco i miei figli e ogni tanto piango",
evoco la casa con un tono di voce un po' accorato. Lascio indovinare
qualcosa: insieme a un'informazione trasmetto un'emozione.
Allo scrittore fa comodo riferirsi al seguente schema: una lingua serve
a "comunicare" e un linguaggio serve a "esprimere".
Qual è la differenza? Comunicare significa trasmettere informazioni;
esprimere significa trasmettere emozioni. Naturalmente le cose sono
un po' più complicate perché non poche informazioni vengono
trasmesse solo attraverso il filtro delle emozioni e non poche emozioni,
per essere espresse, hanno bisogno di un certo numero di informazioni.
Di fatto una lingua ha sempre una sua grammatica; e un linguaggio, per
la polivalenza, la vaghezza e l'intraducibilità dei suoi messaggi,
non ce l'ha mai.
***
La primissima idea di
un lavoro creativo (di un romanzo, di un film, di una commedia, ecc.)
è appena una luce che si accende, per un attimo, sull'opera d'incanto
già compiuta. È una prefigurazione. Da quel momento lo
sforzo dello scrittore sarà quello di trovare tutti gli elementi
in grado di ricreare quell'immagine perfetta, scolpita nella memoria
ma troppo lontana per poterla ricostruire in ogni parte. Il suo sarà
un lento avvicinarsi a quella intuizione mitica, assoluta (forse anche
sbagliata). In quella intuizione sta il novanta per cento di tutta l'attività
creativa di un artista. Se si potessero sommare insieme i momenti di
creazione pura che uno scrittore (grande quanto si voglia) sperimenta
in tutta la sua esistenza, non si arriverebbe neanche a cinque minuti.
Tutto il resto è machine, lavoro quotidiano, falegnameria,
talvolta perfino routine.
Fonte:
Vincenzo Cerami, Consigli a un giovane scrittore, Torino, Einaudi,
1996, pp. 9-10 e 27