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Evita
le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
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Non
è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando
necessario.
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Evita
le frasi fatte: è minestra riscaldata.
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Esprimiti
siccome ti nutri.
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Non
usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
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Ricorda
(sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe
il filo del discorso.
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Stai
attento... a non fare... indigestione di puntini di sospensione.
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Usa
meno virgolette possibili: non è "fine".
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Non
generalizzare mai.
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Usare
le parole straniere non è bon ton e potrebbero portare
a misunderstanding.
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Sii
avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: "Odio le citazioni.
Dimmi solo quello che sai tu."
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I
paragoni sono come le frasi fatte.
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Non
essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere
è superfluo (per ridondanza s'intende la spiegazione inutile
di qualcosa che il lettore ha già capito).
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Solo
gli stronzi usano parole volgari.
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Sii
sempre più o meno specifico.
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La
litote è la più straordinaria delle tecniche espressive.
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Non
fare frasi di una sola parola. Eliminale.
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Guardati
dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
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Metti,
le virgole, al posto giusto.
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Distingui
tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche
se non è facile.
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Se
non trovi l'espressione italiana adatta non ricorrere mai all'espressione
dialettale: peso el tacòn del buso.
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Non
usare metafore incongruenti anche se ti paiono "cantare":
sono come un cigno che deraglia.
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C'è
davvero bisogno di domande retoriche?
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Sii
conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di
parole possibile, evitando frasi lunghe - o spezzate da incisi che
inevitabilmente confondono il lettore poco attento - affinché
il tuo discorso non contribuisca a quell'inquinamento dell'informazione
che certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni
inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo
nostro tempo dominato dal potere dei media.
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Gli
accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili,
perchè chi lo fà sbaglia.
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Non
si apostrofa un'articolo indeterminativo prima del sostantivo
maschile.
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Non
essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
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Neppure
i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
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Scrivi
in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire,
Roosewelt, Niezsche, e simili.
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Nomina
direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi.
Così faceva anche il maggior scrittore lombardo del XIX secolo,
l'autore del 5 maggio.
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All'inizio
del discorso usa la captatio benevolentiae per ingraziarti
il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire
neppure quello che vi sto dicendo).
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Cura
puntiliosamente l'ortograffia.
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Inutile
dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.
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Non
andare troppo sovente a capo.
Almeno,
non quando non serve.
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Non
usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima
impressione.
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Non
confondere la causa con l'effetto: saresti in errore e dunque avresti
sbagliato.
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Non
costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle
premesse: se tutti facessero così, allora le premesse
conseguirebbero dalle conclusioni.
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Non
indulgere ad arcaismi, apax, legomena o altri lessemi
inusitati, nonché deep structures rizomatiche che,
per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza
grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva - ma peggio ancora
sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con
acribia ecdotica - eccedano comunque le competente cognitive del
destinatario.
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Non
devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
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Una
frase compiuta deve avere