LUDWIG
WITTGENSTEIN
Pensieri diversi sulla scrittura
Io penso effettivamente con la penna, perché la mia testa spesso
non sa nulla di ciò che la mia mano scrive. (1931)
Quel
che voglio esprimere lo esprimo sempre soltanto 'a metà'! Anzi,
neppure tanto, forse riesco a esprimere solo la decima parte. Questo
vorrà pur dire qualcosa. Il mio scrivere è spesso solo
un 'balbettare'. (1931)
A
volte si deve estrarre un'espressione dal linguaggio, farla pulire,
- e poi si può rimetterla in circolazione. (1940)
Scrivere
con lo stile giusto vuol dire mettere la carrozza esattamente sui binari.
(1940)
Il
mio stile somiglia ad una brutta frase musicale. (1941)
Le
parole sono azioni. (circa 1945; già in Ricerche filosofiche,
§ 546)
Si
può scrivere in uno stile che, quanto alla forma, non
è originale - come il mio -, ma usando parole ben scelte; oppure
in uno stile la cui forma, rinnovata dall'interno, è originale.
(E naturalmente anche in uno stile fatto solo in qualche modo di vecchi
pezzi racimolati qua e là). (1946)
A
ogni idea che costa molto segue una quantità di idee a buon mercato;
fra queste ve ne sono anche di utili. (1947)
Talvolta
si vedono le idee, come l'astronomo vede mondi strani molto lontani
da noi. (O almeno sembra che sia così). (1947)
Nietzsche
scrive da qualche parte che anche i migliori scrittori e pensatori hanno
scritto cose mediocri e brutte e che da queste hanno poi sceverato appunto
le cose buone. Ma non è proprio così. Un giardiniere naturalmente
ha nel suo giardino, oltre alle rose, anche il concime, la spazzatura
e la paglia, ma queste cose non si differenziano solamente per la qualità,
ma innanzitutto per la loro funzione nel giardino.
Ciò che si presenta come una frase cattiva può essere
il germe di una buona. (1947)
Con
i miei numerosi segni d'interpunzione, ciò che in realtà
vorrei è rallentare il ritmo della lettura. Perché vorrei
essere letto lentamente. (Come leggo io stesso). (1948)
È
già un gran guadagno se un pensiero sbagliato viene almeno espresso
con coraggio e chiarezza. (1948)
"Le
style c'est l'homme", "Le style c'est l'homme même".
La prima espressione ha una brevità epigrammatica un po' facile.
La seconda, che è quella giusta, apre una prospettiva del tutto
diversa. Dice che lo stile è l'immagine dell'uomo. (1949)
Vi
sono davvero dei casi in cui il senso di ciò che si vuol dire
ci aleggia davanti molto più chiaro di come si riesca a esprimerlo
a parole. (A me capita molto spesso). È come se avessimo chiara
davanti a noi una visione onirica, ma non riuscissimo a descriverla
in modo da renderla visibile anche all'altro. Sì, l'immagine
rimane spesso per chi scrive (per me) dietro le parole, così
che esse sembrano descriverla per me. (1949)
Uno
scrittore mediocre deve guardarsi dal sostituire troppo in fretta un'espressione
rozza, scorretta, con un'espressione corretta. Così facendo,
uccide la prima intuizione, che però era ancora una pianticella
viva. Adesso è secca, non ha più alcun valore;
ormai la si può buttare nella spazzatura. La misera pianticella,
invece, aveva pur sempre una certa utilità. (1949)
Fonte:
Wittgenstein, Ludwig, Vermischte Bemerkungen, Frankfurt, Suhrkamp,
1977; trad. it. Pensieri diversi, Milano, Adelphi, 1988, corsivi
nel testo.